Lo scorso venerdì 21 maggio si è tenuto l’incontro di apertura del ciclo di quattro incontri sulla Sindone “Dai volti velati allo svelamento del volto”, serie di conferenze ideate e organizzate dal regista sindonologo Alberto di Giglio per rendere note al grande pubblico le novità emerse dai più recenti studi condotti sul celebre Telo. I due relatori che hanno animato la serata sono stati la sindonologa Emanuela Marinelli e il fisico Giuseppe Baldacchini.
Emanuela Marinelli con la sua relazione Cento anni di ricerca scientifica ha ripercorso tutti gli studi condotti sulla Sindone, che dimostrano come la reliquia sia l’autentico lenzuolo funebre di un uomo crocifisso. Le microtracce presenti dimostrano la provenienza mediorientale della stoffa. Inoltre è stata smentita la validità della datazione medievale della Sindone, a causa della disomogeneità dei campioni utilizzati, dimostrata in un articolo pubblicato su Archaeometry. Infine sono stati presentati tutti i vani tentativi di riprodurre le caratteristiche della figura umana presente sulla Sindone.
Giuseppe Baldacchini ha sviluppato il tema Genesi e mistero dell’immagine, presentando gli esperimenti da lui ideati e realizzati presso l’ENEA di Frascati. Sono i risultati più avanzati per comprendere come si è formata la misteriosa impronta presente sul venerato lenzuolo. Si tratta di una disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali del lino, che si può riprodurre solo irradiando una stoffa con la luce ultravioletta di un potente laser a eccimeri. Dunque l’immagine si può spiegare solo ammettendo che il corpo abbia emesso una radiazione luminosa: la Sindone ci porta così fin sulla soglia del mistero della Resurrezione.
Prossimo doppio appuntamento in due parti venerdi 28 maggio alle 18:15 “dalla scoperta fotografica alla Volto del Bernini il 28 maggio è una data storica per la Sindone in quanto ci porta a rivivere le emozioni di Secondo Pia il primo fotografo della Sindone nella lontana notte del 1898, quando nella camera oscura il negativo ha svelato il volto regale e misterioso dell’Uomo della Sindone nel sonno della morte, un negativo strepitoso che emoziona ancora oggi. Ma tutti ci domandiamo: quale era il suo volto da vivo, prima che le tumefazioni lo deturpassero? Quale la sua bellezza? Quali le sue espressioni e il suo sguardo? È possibile immaginarlo e addirittura realizzarlo in una scultura?
Ancora la fotografia svela il Volto più ricercato e desiderato, il vero Volto di Cristo, nell’ultimo capolavoro di uno dei più grandi geni dell’umanità, che è riuscito nell’impresa proprio ispirandosi segretamente alla Sindone.
Questo percorso artistico e spirituale verrà svelato nell’incontro di Venerdì 28 all’Oratorio del Caravita, che ci mostrerà il vero volto dell’Uomo della Sindone riconosciuto e presentato dalla fotografa stessa che l’ha scoperto nell’ultimo capolavoro del Bernini: Daniela di Sarra.
La seconda parte della serata di sindonologia vedrà i teologo reverendo Domenico Repice in La teologia del Volto di Cristo. La riflessione su Dio si concentra sul mistero dell’Incarnazione del Verbo, che permette all’uomo di conoscere Dio e contemplarlo nel Volto di Gesù Cristo. Il cristianesimo dei primi secoli sembra aver chiara la consapevolezza di poter rappresentare il Cristo nella sua umanità. Si nota una precisazione e una codificazione dei tratti del suo Volto. Se ciò è dovuto alla conoscenza della Sindone\Mandylion è da indagare nei testi letterari e nelle innumerevoli fonti iconografiche, senza pregiudizi e precomprensioni. Ricercare le tracce di questo plausibile collegamento è anche compito della teologia. Sentieri tortuosi e spesso sconosciuti che trovano nell’armonica unità conoscitiva del primo millennio cristiano un’importante chiave ermeneutica.